In occasione del 90° Anniversario della scomparsa di Lenin abbiamo studiato “Sullo Stato”
Una bella giornata di studio marxista-leninista a Biella

 
Dal corrispondente dell’Organizzazione di Biella del PMLI
Alcuni militanti e simpatizzanti dell’Organizzazione biellese del Partito si sono dati appuntamento, nel pomeriggio di sabato 1° febbraio, presso la sede del Comitato interprovinciale ARCI “Mauro Torlaschi” di Strada alla Fornace in Biella dove ha pure sede l’Organizzazione locale del PMLI, per una giornata di studio collettivo dell’opera “Sullo Stato” del grande Maestro del proletariato internazionale Lenin, in occasione del 90° Anniversario della sua morte.
Nata da una proposta di Marco, simpatizzante biellese del Partito, per approfondire e comprendere la lezione fondamentale tenuta da Lenin all’Università di Sverdlov nel luglio del 1919; la giornata di studio è iniziata con una introduzione del compagno Gabriele Urban, Responsabile di Biella del PMLI, che ha voluto ringraziare il simpatizzante anche per l’importante lavoro di chiarificazione sulla vicenda del cosiddetto “Testamento di Lenin”, pubblicato integralmente sul n. 5/2014 de “Il Bolscevico”. Il compagno Marco ha dimostrato di essere un valido intellettuale marxista-leninista, capace di scrivere testi di elevata profondità teorica con un linguaggio accessibile a tutti, assicurando una facile comprensione della vicenda storica, a ridosso della prematura scomparsa di Lenin, usata ed abusata dai falsi comunisti e dai trotzkisti per cercare di screditare Stalin.

Struttura economica e sovrastruttura politica
Nel commento all’opera “Sullo Stato” sono nati molteplici spunti di riflessione tra cui la considerazione che ciò che conta veramente, nell’analisi di una determinata epoca storica, non sono le idee o determinate concezioni culturali sovrastrutturali che abbiamo su di essa ma, viceversa, è la concreta base economica, coi suoi determinati rapporti di produzione che ci permettono di leggere in modo scientifico che tipo di società ci troviamo ad analizzare; infatti, per esempio, quando da piccoli studiamo la storia di Roma ci vengono fatti apprendere i passaggi dalla Roma repubblicana a quella imperiale; dal diritto di voto per tutti i cittadini romani al potere concentrato nelle mani del solo imperatore omettendo però, quasi sempre, di esaminare a fondo che tali variazioni del tipo di organizzazione sociale non scalfivano di un millimetro il fatto che gli schiavi, in tutte le questioni politiche della società, non venivano presi in considerazione perché considerati alla stregua di oggetti di proprietà dei loro padroni. Tali erano le leggi della società schiavista.
È sempre la base economica, di una determinata epoca storica, ad essere decisiva nelle scelte politiche e ideologiche del tempo difatti, la famiglia Krupp in Germania, ha attraversato quasi completamente indenne 200 anni di storia mantenendo e, progressivamente, aumentando il proprio potere economico e di prestigio: da Bismarck all’impero, passando dalla Repubblica di Weimar al nazismo, alla democrazia borghese, dopo la Seconda guerra mondiale. Agli operai che producevano la vera ricchezza dei signori dell’acciaio tedeschi non restava che assoggettarsi ai capitalisti vendendogli la propria forza-lavoro per sopravvivere in una società in cui solo i diritti formali vengono garantiti e mai quelli sostanziali. Tale è la legge della democrazia borghese.
I compagni biellesi si sono soffermati particolarmente sulla parte finale del testo approfondendo il concetto di cultura dominante della borghesia che riesce a influenzare non solo gli ipocriti ed i corrotti, che hanno un vantaggio diretto dal potere borghese, ma anche coloro che in buona fede restano condizionati dall’idea che lo Stato è di tutti i cittadini e che le elezioni e i parlamenti possono mutare significativamente le condizioni di vita concreta del popolo. Lenin ci aiuta a capire che la cappa ideologica borghese, la cultura dominante di un’epoca, è la cultura della classe dominante di una determinata epoca storica.

L'eguaglianza non esiste finché c'è sfruttamento
I compagni dell’Organizzazione biellese del PMLI hanno concluso la giornata di studio leggendo le ultime righe del testo di Lenin in difesa della rivoluzione bolscevica e di sprone per la conquista della società socialista: “Ripudieremo tutti i vecchi pregiudizi i quali affermano che lo stato significa l'eguaglianza generale. Questo non è che un inganno; finché c'è sfruttamento, non può esistere l'eguaglianza. Il proprietario fondiario non può essere eguale all'operaio, né l'affamato al sazio. La macchina che è stata chiamata stato e che ispira agli uomini una superstiziosa venerazione, credendo essi alle vecchie fiabe secondo cui si tratta di un potere che impersona tutto il popolo, questa macchina viene respinta dal proletariato che dice: è una menzogna borghese. Questa macchina l'abbiamo strappata ai capitalisti e ce ne siamo impadroniti. Con questa macchina, o bastone che sia, distruggeremo ogni sfruttamento, e quando sulla terra non sarà più possibile sfruttare, quando non vi saranno più proprietari di terre né proprietari di fabbriche, non vi sarà più chi gozzoviglia e chi è affamato, quando ciò non sarà più possibile, soltanto allora le butteremo tra i ferri vecchi. Allora non vi sarà più stato, né vi sarà sfruttamento. Ecco qual è il modo di vedere del nostro partito comunista. Spero che nelle lezioni seguenti ritorneremo, e più di una volta, su questo argomento”.
Contenti per la proficua giornata di studio marxista-leninista i militanti e simpatizzanti del PMLI si sono ripromessi di ritrovarsi entro breve per lo studio collettivo di una nuova opera dei Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao.

5 febbraio 2014